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Chi era Don Matteo Balzano: Il Parroco con un Passato da Perito Aeronautico

Chi era Don Matteo Balzano: Il Parroco con un Passato da Perito Aeronautico
Photo by Katrina_S – Pixabay
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Un viaggio nella vita di un sacerdote straordinario: dalle aule di ingegneria agli altari della fede, fino alla tragica scomparsa.

La triste vicenda di Don Matteo Balzano, il giovane sacerdote trovato morto suicida nel Verbano, ha scosso la comunità di Cannobio e non solo. A soli 35 anni, Don Matteo era amato e rispettato, soprattutto dai giovani, con i quali aveva instaurato un rapporto sincero e profondo. La sua storia di vita è segnata da una trasformazione significativa: da studente di ingegneria aeronautica a fulgido esempio di fede e dedizione pastorale.

Il Pastore dei Giovani

Don Matteo, vice parroco particolarmente apprezzato per la sua dedizione ai giovani, era un punto di riferimento per molti nel contesto ecclesiastico di Cannobio. La sua capacità di comunicare con le nuove generazioni era intrisa di un’energia positiva e di una comprensione profonda delle loro esigenze spirituali. Aveva avviato diverse iniziative per coinvolgere i ragazzi, dimostrando che la cura pastorale non si esaurisce nel solo ambito della predicazione, ma comprende una vicinanza empatica e la costruzione di un dialogo autentico.

Dalla Vetta dell’Aeronautica alla Vocazione Sacerdotale

Prima di abbracciare la vita sacerdotale, Don Matteo aveva intrapreso studi come perito aeronautico, un percorso che aveva abbondonato in seguito ad una forte chiamata spirituale. Quest’inversione di rotta verso la vocazione ecclesiastica fu motivata da un desiderio profondo di servire il prossimo, supportato dalla sua natura riflessiva e dalla capacità di introspezione. La transizione dalla carriera tecnica a quella spirituale rappresenta non solo un cambiamento professionale, ma anche una trasformazione personale e morale, che ha arricchito la sua missione pastorale con una prospettiva unica e interdisciplinare.

Il Dramma del Silenzio Interiore

Nonostante la sua apparente serenità, Don Matteo portava dentro di sé un inferno personale che aveva confidato solo a pochi. Il dolore insondabile che ha portato alla sua decisione finale era nascosto dietro un sorriso che nascondeva le sue lotte interiori. Le sue parole, pronunciate ad una parrocchiana di fiducia, “Nessuno sa l’inferno che uno ha dentro”, lasciano intravedere una sofferenza taciuta il cui peso, alla fine, è diventato insostenibile. La sua tragica scelta ha sollevato domande urgenti sul benessere mentale e spirituale di chi si dedica alla vita religiosa, evidenziando la necessità di un supporto che travalichi i confini visibili della comunità ecclesiastica.